lunedì 27 aprile 2020




BONGO BONGO BONGO ME NE VADO FINO IN CONGO




Sì, su Alzatori di Sedie si comincia a parlare di tennis.

O meglio, si comincia col parlare di chi parla di tennis.

Veniamo subito al punto: se per caso qualcuno di voi segue il meraviglioso gioco inventato dal Diavolo, come lo definì Adriano Panatta, di certo lo guarda in televisione su Sky, Europsport o Supertennis. Quindi ha avuto, più volte, l’indubitabile disgrazia di imbattersi nelle telecronache tennistiche delle voci di queste emittenti.

Bene. O meglio, malissimo.

Preferite la spacconeria di Bertolucci su Sky, che avrà avuto anche un discreto passato da giocatore, ma ogni volta che fa il commento tecnico di una partita sembra che abbia vinto 16 Roland Garros e 21 Wimbledon, oppure siete più propensi ad ascoltare con piacere gli interventi di Giorgio Spalluto su Supertennis, incontrastato Re del Banale, talmente Federeriano che riesce a parlare di Roger dall’inizio alla fine di una partita nella quale Federer NON gioca?

Se invece gradite una voce nervosetta e fastidiosa, che sale sul carro del vincitore a seconda dell’andamento del match, senza quasi mai riuscire a prevederne l’esito a meno che uno dei due tennisti non sia avanti 6-0 5-0 40-0, potete seguire assiduamente Elena Pero. Altrimenti c’è sempre Luca Boschetto, con una voce suadente quasi quanto quella della Pero, impavido come Don Abbondio ma fortemente più noioso.

Beh, sappiate che però non è andata sempre così. Il mondo del tennis in tv, prima di tutte le voci sopracitate, ha visto anche qualcos’altro.

In particolare, ne ha visti DUE, su tutti.

Due per cui talvolta neanche ti importava tanto quali tennisti fossero scesi in campo, né come stessero giocando, perché se per caso cambiando canale ti imbattevi in loro, beh, forse avrebbero potuto anche giocare i due creatori di questo blog su un campo di patate, che tanto quella partitaccia l’avresti guardata lo stesso.

Rino Tommasi e Gianni Clerici, o viceversa. E qui l’articolo dovrebbe interrompersi per almeno un paio di minuti di applausi.

Rino e Gianni, cui mi sento di aggiungere anche un terzo grande di quei tempi recenti, il compianto Roberto Lombardi, profondo studioso della tecnica e della meccanica di questo meraviglioso sport, prematuramente portato via dalla stramaledetta SLA.

Rino Tommasi, veronese, classe 1934, è tuttora uno dei maggiori esperti italiani di pugilato e tennis; giornalista, ex telecronista ed ex conduttore televisivo, grazie al suo sapere enciclopedico sullo sport è stato sempre considerato come uno dei più grandi conoscitori di statistiche sportive.

Gianni Clerici, nato nel 1930 a Como, giornalista e scrittore, è stato anche un tennista professionista, forse non straordinariamente dotato, ma comunque capace di calcare i campi di Wimbledon e del Roland Garros senza sfigurare; è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori esperti di tennis del mondo, tanto che nel 2006 è stato addirittura inserito nell’International Tennis Hall of Fame per via del numero e della qualità delle sue pubblicazioni in merito.

Quindi si parla di due voci decisamente competenti sull’argomento, ma la competenza non era di certo la loro unica qualità: nelle loro colorite telecronache su Mediaset, Tele+ o Sky che fosse, riuscivano ad essere divertenti, creativi, dotati di quella comicità lieve che scende delicata e intelligente sulle cose, eleganti ed educati, ma mai riverenti né ossequiosi, anzi talvolta caustici al limite di una benevola malignità.

Innumerevoli le loro “invenzioni” entrate nel mito di questo sport, dai circoletti rossi con cui sottolineavano uno scambio di alto livello appena concluso, che grazie a Clerici diventavano rosa per le signore tenniste, ai nomignoli coi quali lo stesso chiamava giocatori e giocatrici, come Andreino (Agassi), Coriolano (Coria) o Serenona (Williams).

Tra i tanti momenti indimenticabili che ci hanno regalato questi due fenomeni, semplicemente fantastico quello in cui Clerici cominciò una telecronaca da solo e con un malcelato disagio legato all’assenza del suo compagno di microfono, misteriosamente scomparso poco prima; col passare dei minuti il buon Gianni stava cominciando a mostrare evidenti segni di squilibrio, lamentandosi ormai palesemente anche con gli spettatori per la latitanza di Tommasi…fino a che questi, improvvisamente, riapparve in cabina di commento, pronto per la partita. Al sarcastico ed infastidito incalzare di Clerici sul dove fosse finito, Rino rispose seraficamente “Ero andato a mangiarmi un panino, peraltro davvero ottimo!”

Impossibile non menzionare poi le occasioni in cui Clerici si scagliava con titanica furia contro i registi dei tornei, rei di inquadrare la celebrità di turno seduta sugli spalti anziché riproporre uno scambio degno di nota che era appena stato giocato, oppure i numerosi dialoghi surreali cui ci hanno fatto assistere, tra i quali quello dove Clerici disse “A Tommasi invidio la memoria”, e Tommasi in risposta “A Clerici invidio la fantasia. Lui le cose se le inventa e poi le fa diventare vere”.

Infine, quel meraviglioso “Bongo, bongo, bongo, me ne vado fino in Congo”, la canzoncina di Sordiana memoria con cui nel 2005 cominciarono in coro la telecronaca della finale di Indian Wells tra Federer e Hewitt, intro musicale che era già diventata, da anni, la “sigla ufficiale” con cui solevano aprire gli Australian Open.

Insomma, due monumenti del giornalismo e dello sport che sapevano anche non prendersi troppo sul serio, due voci indimenticabili che hanno certamente contribuito a rendere il tennis più affascinante di quanto già non lo fosse, e l’hanno fatto riempiendo i momenti morti del gioco (e non solo quelli) con simpatia, intelligenza e leggerezza…quella leggerezza che ormai è cosa sempre più rara…perché, come diceva Italo Calvino…

“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”


Roborio








Clerici e Tommasi cominciano la telecronaca della finale di Indian Wells del 2005




5 commenti:

  1. Grandi personaggi grazie ai quali mi sono avvicinato al tennis in tv ai tempi credo di Tele Capodistria o giù di lì. Per anni ho sognato di fare le telecronache come loro. E direi anche gran bel pezzo scritto proprio in stile Clerici 👏👏👏

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  2. Ah ah, grazie mille, troppo gentile!!! 😅

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  3. Koper Capodistria era una signora tv. Tanti eventi commentati da giornalisti capaci, competenti e non urlanti. Per chi ha vissuto quei tempi è dura abituarsi ai CaressaCompagnoniTrevisani che rappresentano l'esatto opposto in tutto.

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  4. Non sono un'appassionata di tennis, ma l'articolo, scorrevole e divertente, mi ha interessata molto.

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