mercoledì 22 aprile 2020


Stadi italiani abbandonati o demoliti


Stadio Sant'Elia - Cagliari

Fino agli anni ’90 l’unico modo, oltre allo stadio, per avere notizie in diretta del risultato della squadra del cuore, era sintonizzare la radiolina su “Tutto il calcio minuto per minuto” o attendere "90° minuto" davanti alla TV.
Grazie ai vari interventi dei cronisti imparavi a conoscere i nomi degli stadi delle varie città.

Alcuni di questi, ormai, sono solo un ricordo, abbattuti o destinati ad altre attività.

Iniziamo il nostro viaggio da quelli più capienti: il Sant’Elia ed il Delle Alpi, due vittime inconsapevoli degli obbrobri di Italia ‘90.

Il primo fu inaugurato nel 1970, l’anno dopo che Rombo di Tuono Gigi Riva e i suoi compagni portarono a Cagliari l’unico scudetto della storia.
Il nome deriva dal quartiere di Cagliari in cui sorge; quartiere che, in origine, era un piccolo villaggio di pescatori.

E’ stato ristrutturato per i Mondiali di Italia ’90 mantenendo comunque l'impianto originario, pista d’atletica compresa. La capienza iniziale era di poco inferiore ai 60.000 posti con possibilità di arrivare, in determinate condizioni, a 70.000: altro che posto numerato e obbligo di stare seduti…

Nei primi anni del nuovo millennio i settori delle curve e dei distinti cominciarono ad avere seri problemi di stabilità; per ovviare a questo problema, sulla pista d’atletica vennero costruiti degli spalti provvisori, eretti su tubi metallici "Dalmine".

Dal 2012 queste carenze strutturali portarono spesso la Commissione di Vigilanza a dichiararne la parziale, o totale, inagibilità, costringendo il Casteddu a trasferirsi prima a Quartu Sant’Elena e poi alla Sardegna Arena, situata accanto al Sant’Elia stesso.

Il suo futuro sarà la demolizione visto che, sopra le sue ceneri, sorgerà il nuovo impianto di proprietà dei rossoblù.

Il Delle Alpi, invece, ha avuto vita breve. Costruito per i Mondiali di Italia ’90 è stato demolito 19 anni dopo. La sua capienza era di 67.000 spettatori circa.

Stadio Delle Alpi

Io non l’ho mai amato, abitavo a tre isolati dal “Comunale”, che raggiungevo a piedi, mentre per arrivare alle Vallette, quartiere della periferia nord della Città, ci mettevo almeno mezz’ora all’andata e il doppio al ritorno: come una trasferta a San Siro…

Da uno stadio in centro Città si passò ad uno immerso nel nulla, asettico e freddo come pochi, per di più con la pista d’atletica che rendeva i giocatori degli omini del Subbuteo.

La storia del calcio, però, è stata scritta anche da stadi che la A l’hanno “frequentata” saltuariamente ma che erano dei veri e propri fortini. Tifosi accalcati dietro le recinzioni che facevano pesare la propria presenza all’avversario di turno.

Tra questi, mi sembra giusto citare l’Appiani e il Celeste.

Il primo è stato la casa del Padova per 70 anni ed è uno stadio definito “all’inglese” con gli spalti attaccati al campo; era stato definito anche “Fossa dei Leoni” per il calore trasmesso dai suoi tifosi. A dimostrazione di ciò, il combattuto 4-4 del Grande Torino pochi mesi prima della Tragedia di Superga.

Silvio Appiani - Padova

Lo inaugurarono nel 1924, fu uno dei primi in Italia e deve il suo nome a Silvio Appiani, giovane calciatore del Padova morto durante il Primo Conflitto bellico, sul Carso. La capienza massima raggiunta è di quasi 25.000 spettatori.

Immagine d'epoca dello Stadio Appiani

Oggi è sede delle partite delle giovanili del Padova Calcio e di altri eventi minori.

Spostandoci molto più a sud, il Celeste di Messina è più giovane, inaugurato nel 1932 inizialmente si chiamava “Gazzi” che è il nome del quartiere in cui sorge. 

Stadio Giovanni Celeste - Messina

Divenne Giovanni Celeste in onore di un marinaio che perì nella Seconda Guerra Mondiale e che era anche una “bandiera” della Peloro, storica squadra locale.

La capienza era di poco meno di 30.000 posti che, dopo fasi successive di adeguamento sono diventati 12.000 circa. Ultima partita del calcio professionistico nel 2004.

Esiste un progetto di riqualificazione che ha l’obiettivo di portare il Messina FC al Celeste ma, in attesa del completamento dei lavori, gioca al San Filippo - Franco Scoglio in coabitazione con l’ACR Messina (quella che arrivò anche in A).

Gli spogliatoi erano situati sotto la Curva Sud, in modo tale che i giocatori avversari potessero essere intimoriti dal rimbombo ritmato dei piedi sopra le loro teste.

Salendo lo stivale ci fermiamo in Puglia, a Bari, dove troviamo il Della Vittoria, storico impianto che ha visto le gesta dei Galletti fino al 1990, quando inaugurarono il San Nicola. San Nicola nel quale ho avuto il piacere di assistere ad un Bari-Torino (1-1 gol di Mussi e rigore di Platt, 01 settembre 1991): è in tutto e per tutto un Delle Alpi spostato a sud di 1000 Km.

Stadio Della Vittoria - Bari

Ma torniamo al “nostro” Della Vittoria: fu inaugurato nel 1934 ed era uno degli stadi più imponenti del sud Italia. La capienza era di circa 20.000 spettatori.

Gli stadi costruiti in quel periodo storico si assomigliavano molto; il Della Vittoria ad esempio presentava molte similitudini con il Comunale di Torino: aveva una Torre di Maratona (mai ultimata e poi abbattuta venti anni dopo), numerose stanze sotto gli spalti che potevano essere utilizzati per altre attività sportive e non.

Dal 1990, come detto, non è più il teatro delle imprese del Bari ma di partite di rugby e football americano.

Dirigendoci a nord ovest incontriamo lo stadio Donato Vestuti, che ha ospitato la Salernitana dal 1931 al 1990. La sua capienza limitata (meno di 10.000 posti) ha portato alla costruzione dello Stadio Arechi. È tutt’ora esistente ed ospita partite di altri sport.

Stadio Donato Vestuti - Salerno

Nella vicina Napoli troviamo l’Arturo Collana, che fu la sede delle partite degli azzurri nelle stagioni tra l’Ascarelli (raso al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale) e la costruzione del San Paolo (1959).

Stadio Arturo Collana - Napoli

La capienza è di 12.000 posti ed è tutt’ora operativo e sede di manifestazioni sportive dilettantistiche.

Stadio Ascarelli Partenopeo - Napoli

Meritano di essere ricordati anche lo stadio Dorico di Ancona, operativo fino al 1992 e il Mirabello di Reggio Emilia sede delle partite della Reggiana fino al 1995, oggi usato dalle sue giovanili; e ancora il Grezar di Trieste ed il Moretti di Udine.

Stadio Dorico - Ancona

Stadio Mirabello - Reggio Emilia

Il Giuseppe Grezar è stato sede dei Mondiali del 1934 ed è stato il campo dei rosso alabardati nei tornei di Serie A.

Stadio Giuseppe Grezar - Trieste

Oggi è stato ristrutturato ed è dedicato all’atletica leggera.

Il Moretti, invece, è stato demolito nel 1998 dopo che l’Udinese lo aveva “abbandonato” già nel 1976. Il nome derivava dalla nota birra che aveva lì vicino lo stabilimento ed era proprietaria dello stadio.

Stadio Moretti - Udine

Per un tifoso non importa se uno stadio sia nuovo o vecchio, confortevole o spartano, bello o brutto, coperto o no, è il SUO stadio, la SUA CASA e come tale occuperà sempre uno spazio importante nel SUO CUORE.


Panino

Stadio Valentino Mazzola - Taranto (demolito nel 1965)
 
Stadio Fratelli Ballarin - San Benedetto del Tronto

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