Stadi italiani abbandonati o demoliti
Stadio Sant'Elia - Cagliari |
Fino agli anni ’90 l’unico
modo, oltre allo stadio, per avere notizie in diretta del risultato della
squadra del cuore, era sintonizzare la radiolina su “Tutto il calcio minuto
per minuto” o attendere "90° minuto" davanti alla TV.
Grazie ai vari interventi
dei cronisti imparavi a conoscere i nomi degli stadi delle varie città.
Alcuni di questi, ormai, sono
solo un ricordo, abbattuti o destinati ad altre attività.
Iniziamo il nostro viaggio da
quelli più capienti: il Sant’Elia ed
il Delle Alpi, due vittime inconsapevoli degli obbrobri di Italia ‘90.
Il primo fu inaugurato nel
1970, l’anno dopo che Rombo di Tuono Gigi Riva e i suoi compagni portarono a
Cagliari l’unico scudetto della storia.
Il nome deriva dal quartiere
di Cagliari in cui sorge; quartiere che, in origine, era un piccolo villaggio
di pescatori.
E’ stato ristrutturato per i
Mondiali di Italia ’90 mantenendo comunque l'impianto originario, pista
d’atletica compresa. La capienza iniziale era di poco inferiore ai 60.000 posti
con possibilità di arrivare, in determinate condizioni, a 70.000: altro che
posto numerato e obbligo di stare seduti…
Nei primi anni del nuovo
millennio i settori delle curve e dei distinti cominciarono ad avere seri
problemi di stabilità; per ovviare a questo problema, sulla pista d’atletica
vennero costruiti degli spalti provvisori, eretti su tubi metallici "Dalmine".
Dal 2012 queste carenze
strutturali portarono spesso la Commissione di Vigilanza a dichiararne la
parziale, o totale, inagibilità, costringendo il Casteddu a trasferirsi prima a
Quartu Sant’Elena e poi alla Sardegna Arena, situata accanto al Sant’Elia
stesso.
Il suo futuro sarà la
demolizione visto che, sopra le sue ceneri, sorgerà il nuovo impianto di
proprietà dei rossoblù.
Il Delle
Alpi, invece, ha avuto vita breve. Costruito per i Mondiali di
Italia ’90 è stato demolito 19 anni dopo. La sua capienza era di 67.000 spettatori circa.
Stadio Delle Alpi |
Io non l’ho mai amato, abitavo
a tre isolati dal “Comunale”, che raggiungevo a piedi, mentre per arrivare
alle Vallette, quartiere della periferia nord della Città, ci mettevo almeno
mezz’ora all’andata e il doppio al ritorno: come una trasferta a San Siro…
Da uno stadio in centro Città
si passò ad uno immerso nel nulla, asettico e freddo come pochi, per di più con
la pista d’atletica che rendeva i giocatori degli omini del Subbuteo.
La storia del calcio, però, è
stata scritta anche da stadi che la A l’hanno “frequentata” saltuariamente ma
che erano dei veri e propri fortini. Tifosi accalcati dietro le recinzioni che
facevano pesare la propria presenza all’avversario di turno.
Tra questi, mi sembra giusto
citare l’Appiani e il Celeste.
Il primo è stato la casa del
Padova per 70 anni ed è uno stadio definito “all’inglese” con gli spalti
attaccati al campo; era stato definito anche “Fossa dei Leoni” per il calore
trasmesso dai suoi tifosi. A dimostrazione di ciò, il combattuto 4-4 del Grande
Torino pochi mesi prima della Tragedia di Superga.
Silvio Appiani - Padova |
Lo inaugurarono nel 1924, fu
uno dei primi in Italia e deve il suo nome a Silvio Appiani, giovane calciatore
del Padova morto durante il Primo Conflitto bellico, sul Carso. La capienza
massima raggiunta è di quasi 25.000 spettatori.
Immagine d'epoca dello Stadio Appiani |
Oggi è sede delle partite
delle giovanili del Padova Calcio e di altri eventi minori.
Spostandoci molto più a sud,
il Celeste di Messina è più giovane,
inaugurato nel 1932 inizialmente si chiamava “Gazzi” che è il nome del
quartiere in cui sorge.
Stadio Giovanni Celeste - Messina |
Divenne Giovanni Celeste in onore di un marinaio che perì nella Seconda Guerra Mondiale e che era anche una “bandiera” della Peloro,
storica squadra locale.
La capienza era di poco
meno di 30.000 posti che, dopo fasi successive di adeguamento sono diventati
12.000 circa. Ultima partita del calcio professionistico nel 2004.
Esiste un progetto di
riqualificazione che ha l’obiettivo di portare il Messina FC al Celeste ma,
in attesa del completamento dei lavori, gioca al San Filippo - Franco Scoglio
in coabitazione con l’ACR Messina (quella che arrivò anche in A).
Gli spogliatoi erano situati
sotto la Curva Sud, in modo tale
che i giocatori avversari potessero essere intimoriti dal rimbombo ritmato
dei piedi sopra le loro teste.
Salendo lo stivale ci fermiamo
in Puglia, a Bari, dove troviamo il Della
Vittoria, storico impianto che ha visto le gesta dei Galletti fino
al 1990, quando inaugurarono il San Nicola. San Nicola nel quale ho avuto il
piacere di assistere ad un Bari-Torino (1-1 gol di Mussi e rigore di Platt, 01 settembre 1991): è in tutto
e per tutto un Delle Alpi spostato a sud di 1000 Km.
Stadio Della Vittoria - Bari |
Ma torniamo al “nostro” Della
Vittoria: fu inaugurato nel 1934 ed era uno degli stadi più imponenti del sud
Italia. La capienza era di circa 20.000 spettatori.
Gli stadi costruiti in quel periodo
storico si assomigliavano molto; il Della Vittoria ad esempio presentava molte
similitudini con il Comunale di Torino: aveva una Torre di Maratona (mai
ultimata e poi abbattuta venti anni dopo), numerose stanze sotto gli spalti che
potevano essere utilizzati per altre attività sportive e non.
Dal 1990, come detto, non è
più il teatro delle imprese del Bari ma di partite di rugby e football
americano.
Dirigendoci a nord ovest
incontriamo lo stadio Donato Vestuti,
che ha ospitato la Salernitana dal 1931 al 1990. La sua capienza limitata (meno
di 10.000 posti) ha portato alla costruzione dello Stadio Arechi. È tutt’ora
esistente ed ospita partite di altri sport.
Stadio Donato Vestuti - Salerno |
Nella vicina Napoli troviamo
l’Arturo Collana, che fu la sede delle
partite degli azzurri nelle stagioni tra l’Ascarelli
(raso al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale) e la costruzione del San
Paolo (1959).
Stadio Arturo Collana - Napoli |
La capienza è di 12.000 posti
ed è tutt’ora operativo e sede di manifestazioni sportive dilettantistiche.
Stadio Ascarelli Partenopeo - Napoli |
Meritano di essere ricordati
anche lo stadio Dorico di Ancona,
operativo fino al 1992 e il Mirabello di Reggio Emilia sede delle partite della
Reggiana fino al 1995, oggi usato dalle sue giovanili; e ancora il Grezar di
Trieste ed il Moretti di Udine.
Stadio Dorico - Ancona |
Stadio Mirabello - Reggio Emilia |
Il Giuseppe
Grezar è stato sede dei Mondiali del 1934 ed è stato il campo dei
rosso alabardati nei tornei di Serie A.
Stadio Giuseppe Grezar - Trieste |
Oggi è stato ristrutturato ed
è dedicato all’atletica leggera.
Il Moretti,
invece, è stato demolito nel 1998 dopo che l’Udinese lo aveva “abbandonato” già
nel 1976. Il nome derivava dalla nota birra che aveva lì vicino lo stabilimento
ed era proprietaria dello stadio.
Stadio Moretti - Udine |
Per un tifoso non importa se uno
stadio sia nuovo o vecchio, confortevole o spartano, bello o brutto, coperto o
no, è il SUO stadio, la SUA CASA e come tale occuperà sempre uno spazio
importante nel SUO CUORE.
Panino
Stadio Valentino Mazzola - Taranto (demolito nel 1965) |
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