mercoledì 15 aprile 2020



FEBBRE A 90’





“Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un po’ ti si mescola tutto nella testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perché l’Arsenal fa schifo o viceversa.”

Chi di noi non ha pensato almeno una volta qualcosa di simile riflettendo sulla propria fede calcistica e sulla propria squadra? Sicuramente è successo a molti. Sicuramente è successo a quasi tutti i tifosi del Toro. Con una piccola significativa differenza: da quel meraviglioso monologo interiore di Paul, il protagonista del film, narrativamente collocato nel 1989, i Gunners (soprannome con cui vengono chiamati i tifosi e i giocatori dell’Arsenal) hanno vinto 5 Campionati d’Inghilterra, 8 Coppe nazionali, 8 Supercoppe d’Inghilterra e 1 Coppa delle Coppe; il Toro 1 Mitropa Cup e 1 Coppa Italia. Va beh…ma questa è un’altra storia.

Torniamo al film. Per quale motivo far partire la rassegna cinematografica di Alzatori di Sedie proprio da questa pellicola? Beh, solo perché questo è IL FILM.

Sì, perché Febbre a 90’ è assolutamente imprescindibile. Lo è per tutti gli appassionati di calcio, per gli ultras, per i tiepidi sostenitori, per i simpatizzanti, per tutti coloro che al calcio intendono avvicinarsi per la prima volta e anche per quelli che vogliono tenersene ben lontani. E soprattutto è imprescindibile per chi, tra queste categorie o al di fuori di esse, semplicemente vuole capirlo, il calcio, come sport e nella complessità del fenomeno antropologico che esso costituisce.

Tratto dall’omonimo Romanzo autobiografico di Nick Hornby, Febbre a 90’ (titolo originale Fever Pitch) è una commedia inglese del 1997 diretta da David Evans, con Colin Firth nel ruolo del protagonista.

La vicenda si svolge nel 1989, anzi, durante la “stagione” ‘88/’89, a Londra, dove Paul Ashworth insegna Lettere in una scuola superiore, idolo dei suoi allievi che ne apprezzano la simpatia e l’umanità, alcuni anche la sua fede calcistica, che lo porta a tifare visceralmente per l’Arsenal, passione che condivide col suo amico Steve, o come lo chiama Paul in una delle sequenze più belle del film “il suo unico amico”, meraviglioso personaggio interpretato magistralmente da Mark Strong.

In questo scenario due sono gli avvenimenti cardine del film.

Il primo è l’arrivo di Sarah Hughes nella scuola superiore di Paul, la nuova insegnante di Storia, rigorosa e metodica, per niente interessata al calcio e incapace di accettare i metodi di insegnamento del poco disciplinato collega, che arriva addirittura a parlare dei Gunners nei colloqui con i genitori e a intonare cori da stadio direttamente in classe. Ma gli opposti talvolta, si sa, si attraggono, e così Sarah finirà inevitabilmente per stabilire una relazione con Paul, e di conseguenza con l’Arsenal e con tutte le dinamiche, la mitologia e i rituali che il vero tifo comporta.

Il secondo avvenimento cardine è la stessa stagione calcistica dei Gunners, quella dell’ ‘88/’89, considerata quasi unanimamente come il campionato più memorabile ed incredibile della loro storia, vinto arrivando a pari punti col Liverpool, battuto 2 a 0 fuori casa in un drammatico scontro diretto posticipato a fine campionato per effetto della strage avvenuta poche settimane prima all’Hillsborough Stadium di Sheffield, la più grande tragedia dello sport inglese.

È dunque lungo questi due fili narrativi che seguiamo le divertentissime vicende di Paul, di cui veniamo a sapere sempre più cose anche grazie ad alcune sequenze in flashback che ne illuminano il passato di adolescente e toccano alcuni momenti fondamentali della sua formazione da tifoso, a partire dal suo primo contatto col calcio e con l’Arsenal, quando suo padre lo portò per la prima volta a vedere una partita all’Highbury Stadium.

Insomma, è un film imperdibile, diretto con mano sapiente da un buon regista e ottimamente recitato dagli attori, con un’agile sceneggiatura resa ancor più gradevole dalle numerose frasi tratte direttamente dal gran libro di Hornby. Per non parlare della colonna sonora, davvero bella, in cui spiccano Baba O’Riley degli Who e There She Goes dei The La’s.

Impossibile citare tutti i momenti meravigliosi che la maggior parte degli adoratori di questa pellicola manda a memoria, e sarebbe anche controproducente per chi non ha mai visto il film e vuole guardarselo in santa pace.

Però non posso non ricordare almeno la scena in cui Paul e Steve sono a casa del primo, davanti alla televisione. Liverpool-Arsenal sta per finire, e sta finendo male. E in quel delicato momento qualcuno, inopinatamente, suona al citofono, scatenando così l’ineluttabile quanto moderata reazione verbale di Paul, che urla dalla finestra:

“Ti dispiacerebbe per favore, per favore, per favore, per favore andare all’istante a fare in culo???!! Capiti nei peggiori 60 secondi della mia vita e non ho nessuna voglia di vederti!!!”

In realtà è Sarah ad aver citofonato, e Paul, intuita forse la cosa, si precipita giù per le scale per incontrarla, durante quegli ultimi tragici minuti di partita...ma non la trova, lei è già sparita! E allora Paul corre di nuovo su da Steve che sta gridando il suo nome e…

Beh, andatevi a vedere il film, così saprete come va a finire. E se già lo sapete perché come me avete visto Febbre a 90’ almeno 12 volte, andate a rivedervelo. Tanto più in un periodo del genere, in questi lunghi giorni di quarantena e di preoccupazione. Abbiamo bisogno di distrarci, magari di sorridere. Abbiamo tanto bisogno di cose belle.


Roborio




Paul e Steve davanti a Liverpool vs Arsenal





Un giovane Paul Ashworth col padre, in uno dei dialoghi più memorabili del film



6 commenti:

  1. Uno dei miei film preferiti di sempre! Condivido in pieno lo rivedrei mille volte! 👏👏👏

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  2. Anche per me è uno dei più bei film sul calcio e sull'essenza del "tifoso"

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