STADIO FILADELFIA – IL FILA
Il Fila |
Nel blog abbiamo deciso di
occuparci anche degli stadi, italiani e stranieri, che abbiano avuto un ruolo
importante nella storia dei loro paesi.
Non potevo non iniziare con lo
Stadio Filadelfia che, in realtà, era il “Campo Torino”.
Fu voluto da un presidente
lungimirante, il Conte Enrico Marone Cinzano e venne costruito in 5 mesi ed
inaugurato il 17 ottobre 1926.
Vista aerea del "primo Filadelfia" |
Si può affermare di essere di
fronte al primo stadio di proprietà di un club di calcio italiano.
La zona in cui sorgeva era
totalmente diversa da quella attuale: era in aperta campagna ed era circondato
da prati.
Quel giorno lo stadio era
pieno in ogni ordine di posto, con la presenza di tutte le autorità cittadine
oltre alla Principessa Maria Adelaide ed il Duca d’Aosta.
Inaugurazione |
Inizialmente la capienza era
di 15.000 spettatori che crebbe negli anni successivi fino a raggiungere quella
definitiva di 30.000 circa.
Filadelfia da 30.000 posti |
Tribuna in stile liberty |
La struttura era composta da
spalti in cemento sui quattro lati ed una tribuna coperta costruita in legno e
ghisa in stile “liberty”.
Il Toro giocò partite
ufficiali al Fila in periodi alternati: dal 1926 al 1943, dal 1945 al 1948 e
dal 1959 al 1963. Dal 1926 al 1993 è stato sede degli allenamenti e delle
partite delle squadre giovanili.
I miei primi ricordi al Fila, risalgono
agli anni ’80, quando mio papà, al sabato mattina, mi portava a vedere
l’allenamento del Toro. Purtroppo non tutti i settori erano aperti, anzi, la
maggior parte erano recintati e il pubblico era tutto concentrato in quello che
una volta si chiamava parterre.
Si entrava dal portone granata
con tori rampanti (presente anche oggi, ma in posizione diversa) che era sempre
aperto.
Due posti, ricordo, attiravano
immediatamente la mia attenzione: una stanza, appena entrati sulla destra,
sotto la tribuna e la parte in fondo al cortile, sotto la vecchia tettoia.
Nella prima lo sguardo era
rapito da centinaia di coppe, che rappresentavano i numerosi successi di quel
fantastico settore giovanile; trofei che circondavano un signore distinto:
l’Avvocato Cozzolino, uno degli artefici di quelle conquiste.
Sotto la tettoia, invece, si
notavano le divise stese ad asciugare, esattamente come accadeva ai tempi del
Grande Torino.
La sensazione che avevo, era
quella di un posto speciale, come se i Ragazzi mi osservassero da lassù, come
un padrone di casa che ti attende sull’uscio. Sensazioni che ho continuato a
percepire anche da adolescente, quando la mia presenza era ancora più assidua.
Talmente assidua, nei primi anni ’90 (quelli di Mondonico in panchina) che,
quando un calciatore veniva ceduto, mi sembrava se ne andasse un amico, un
compagno di classe.
Il Fila con parte dei settori chiusi |
Il Fila, così lo chiamiamo noi
tifosi, lo abbiamo sempre visto come un membro della nostra famiglia; uno di
quelli importanti, non il parente che speri non ti inviti mai a cena. Un amico
da proteggere, da difendere, cosa che, purtroppo, non sempre abbiamo fatto.
Più passavano gli anni, più il
nostro Amico si deteriorava senza che nessuno provvedesse ad occuparsene ristrutturando
le parti degradate. Più il degrado cresceva, più i costi per la
ristrutturazione lievitavano rendendo non conveniente per i vari presidenti
investire.
A metà anni ’80 sotto la
presidenza di Sergio Rossi, ci fu il primo progetto per la riqualificazione,
che non vide mai la luce anche grazie alle lungaggini comunali e statali
(Soprintendenza Beni Culturali).
Ne seguì un altro, con Borsano
presidente e con lo stesso esito: nulla di fatto.
Vennero studiati progetti per
la ristrutturazione con capienza fino a 30.000 persone ma il Comune e la Soprintendenza
si misero di traverso, come sempre accade quando si tratta dei colori granata
(anche oggi).
Si giunse al 27 settembre 1994
quando l’allora presidente Calleri decise di chiuderlo. Fu l’inizio degli anni
peggiori per il Fila, che venne poi demolito, un pezzo alla volta, tra il 1995
ed il 1998; si sono salvati solo quattro tronconi. Il tutto avvenne tra tifosi
festanti, illusi/fregati dal progetto di ricostruzione portato avanti dall’ex
sindaco e consigliere comunale Diego Novelli. Ovviamente non solo non venne
portato a termine, ma nemmeno iniziato. Tra l’altro un buon numero di tifosi
aveva comprato al prezzo di 100.000 Lire l’uno, dei mattoni, che sarebbero
serviti per ricostruire il nuovo Filadelfia.
Vista aerea del Fila dopo la demolizione |
Non nego che ero tra i
festanti tifosi mentre le ruspe uccidevano il Fila: ancora oggi me ne vergogno.
Il cancello venne
definitivamente chiuso ed il Fila abbandonato, frequentato solo da una colonia
di gatti e qualche sbandato.
Qui iniziò, però, il riscatto
dei tifosi, o meglio di una parte di essi, che si organizzarono tramite forum e
passaparola e cominciarono la battaglia per la rinascita. Battaglia dura,
difficile, perché gli avversari erano il menefreghismo e l’ostracismo del
Comune e l’indifferenza dei presidenti del Torino.
Ma non si arresero e ottennero
le chiavi e il permesso di andare a trovare e accudire il Fila, come si fa con
un amico malato. L’appuntamento era davanti al cancello: ognuno portava
attrezzi idonei alla bisogna: tagliaerba, falcetti, guanti, sacchetti, ecc. e
tanta buona volontà e olio di gomito. Se il Fila è tornato ad esistere, lo si
deve principalmente a loro, a tifosi spinti solo dall’amore per la Maglia e per
la propria Casa. Furono loro a dare impulso a tutto ciò che successe negli anni
successivi.
Venne organizzata anche una
partita tra ex giocatori e tifosi con un prato lustrato a lucido. Ex giocatori
che arrivarono da svariate parti d’Italia a loro spese a dimostrazione di
quanto il Fila abbia rappresentato qualcosa di importante anche per chi, lì, si
cambiava, si allenava e ne respirava l’aria.
Partecipai personalmente a una
grigliata organizzata dai tifosi nel 2009, all’interno del Filadelfia e fu uno
dei momenti più “DA TORO” che abbia mai vissuto. Ognuno portò qualcosa, si
mangiò e brindò tutti insieme, dando anche due calci al pallone sul “Sacro
Prato” che, nonostante anni di abbandono e ruspe, era perfetto.
Ero lì, all’altezza del
dischetto del rigore nell’area sul lato di Via Filadelfia, con la luce del sole
al tramonto con Superga alle mie spalle, sulla sinistra e, nonostante ci
fossero decine di persone, c’era un silenzio surreale che non riesco a spiegare
a parole. Mi sentivo osservato, quasi gli Invincibili fossero lì con noi.
La porta su Via Filadelfia |
I frutti di questa durissima
battaglia CONTRO TUTTI arrivarono nel maggio del 2017, ben 23 anni dopo la
chiusura. Il Fila è rinato, non come lo avrebbero voluto i tifosi (purtroppo
solo loro, non il Comune né la proprietà) ma comunque c’è ed è tornato alla sua
funzione: allenamenti della prima squadra e partite della squadra Primavera.
La nuova inaugurazione è stata
molto bella, particolare ed è durata 4 giorni; una festa di quartiere, con
palazzi e balconi bardati di bandiere e drappi granata con decine di migliaia
di tifosi che si sono messi in coda, dal mattino alla sera, per poter salutare
l’Amico ritrovato.
Sono state giornate
“pane&salame”, come piacciono a noi granata.
Palazzi di Via Tripoli durante l'inaugurazione |
Palazzo su Via Filadelfia nei giorni dell'inaugurazione |
Adesso il Fila è lì, che
aspetta di essere completato da tre anni ma, ahimè, non pare essere una
priorità per l’attuale Presidente, men che meno per il Comune di Torino.
Il primo preferisce spendere
per comprare un mediocre giocatore piuttosto che investire una cifra minore nel
Filadelfia; il secondo se ne frega, come sempre e lo dimostra il fatto che ha
imbrigliato per mesi la Fondazione Filadelfia non nominandone il presidente.
Nel progetto è prevista la
ristrutturazione dei monconi storici, la foresteria per le giovanili, la sede
del Toro (finalmente degna!), il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata sul lato dei distinti e altre opere minori ed ancora mancanti.
Non possiamo fare altro che
martellare fino a quando, chi di dovere, capirà che finire il Fila in tutte le
sue componenti vale di più del comprare un calciatore: questo va e viene, il
Fila no, è Casa Nostra e proprio non mi capacito di come non si possa comprenderlo.
Bentornato Amico Fila e perdonaci
per gli errori che abbiamo fatto in passato.
Panino
I padroni di Casa |
Grazie Bomber... Lo hanno tirato giù quasi tutto ma a chi lo "ha vissuto" il Vecchio Fila è rimasto tatuato nella mente e nell'anima. FVCG
RispondiEliminaVero! Grazie a te per averlo letto! FVCG
EliminaPer fortuna sono riuscito con mio figlio a vedere quello originale appena ripulito dai volontari che lo hanno amato ....mi pare quel.giornomci fosse Bianchi.. sicuramente c'era Fontana...e ormezzano che comiziava.....era un luogo speciale. Purtroppo del Fila come hai detto tu non è mai fregato nulla ai presidenti del Torino... figuriamoci agli altri....ricordo poi che Comune e Regione hanno messo più soldi nel rifacimento rispetto all'attuale innominabile che rimarrà nella storia come colui che ha rifatto il Fila. Si erano poi riempiti la bocca col Fila luogo di aggregazione aperto ai tifosi....poi arriva il.orimo Mazzarri e tac...sempre chiuso....no cara società Torino FC....il cammino da fare è ancora lungo..... lunghissimo.....e anche gratis si può fare molto meglio....a volte la passione e la volontà che hanno salvato il campo e i monconi renderebbero speciale anche il nuovo Fila....ma direi che questa società non le ha minimamente neanche gratis.....
RispondiEliminaDici bene, tra l'altro la somma messa dal comune altro non è che quella versata dalla Bennet, per il Fila, quando accettarono di fare il supermercato in Via Giordano Bruno e non al posto del Filadelfia. Hanno semplicemente restituito denaro che avevano preso anni prima.
RispondiEliminaPer il resto, sono d'accordo con te, avere visto il Fila originale è stata una fortuna, anche se era già fatiscente.