BONGO BONGO BONGO ME NE VADO FINO IN CONGO
Sì, su Alzatori di Sedie si
comincia a parlare di tennis.
O meglio, si comincia col
parlare di chi parla di tennis.
Veniamo subito al punto: se
per caso qualcuno di voi segue il meraviglioso gioco inventato dal Diavolo,
come lo definì Adriano Panatta, di certo lo guarda in televisione su Sky,
Europsport o Supertennis. Quindi ha avuto, più volte, l’indubitabile disgrazia
di imbattersi nelle telecronache tennistiche delle voci di queste emittenti.
Bene. O meglio, malissimo.
Preferite la spacconeria di
Bertolucci su Sky, che avrà avuto anche un discreto passato da giocatore, ma
ogni volta che fa il commento tecnico di una partita sembra che abbia vinto 16
Roland Garros e 21 Wimbledon, oppure siete più propensi ad ascoltare con
piacere gli interventi di Giorgio Spalluto su Supertennis, incontrastato Re del
Banale, talmente Federeriano che riesce a parlare di Roger dall’inizio alla
fine di una partita nella quale Federer NON gioca?
Se invece gradite una voce
nervosetta e fastidiosa, che sale sul carro del vincitore a seconda
dell’andamento del match, senza quasi mai riuscire a prevederne l’esito
a meno che uno dei due tennisti non sia avanti 6-0 5-0 40-0, potete seguire
assiduamente Elena Pero. Altrimenti c’è sempre Luca Boschetto, con
una voce suadente quasi quanto quella della Pero, impavido come Don Abbondio ma
fortemente più noioso.
Beh, sappiate che però non è
andata sempre così. Il mondo del tennis in tv, prima di tutte le voci
sopracitate, ha visto anche qualcos’altro.
In particolare, ne ha visti DUE, su tutti.
Due per cui talvolta neanche
ti importava tanto quali tennisti fossero scesi in campo, né come stessero
giocando, perché se per caso cambiando canale ti imbattevi in loro, beh, forse avrebbero
potuto anche giocare i due creatori di questo blog su un campo di patate, che
tanto quella partitaccia l’avresti guardata lo stesso.
Rino Tommasi e Gianni
Clerici, o viceversa. E qui l’articolo dovrebbe interrompersi per almeno un
paio di minuti di applausi.
Rino e Gianni, cui mi sento
di aggiungere anche un terzo grande di quei tempi recenti, il compianto Roberto
Lombardi, profondo studioso della tecnica e della meccanica di questo
meraviglioso sport, prematuramente portato via dalla stramaledetta SLA.
Rino Tommasi, veronese, classe
1934, è tuttora uno dei maggiori esperti italiani di pugilato e
tennis; giornalista, ex telecronista ed ex conduttore televisivo, grazie al suo
sapere enciclopedico sullo sport è stato sempre considerato come uno dei più
grandi conoscitori di statistiche sportive.
Gianni Clerici, nato nel
1930 a Como, giornalista e scrittore, è stato anche un tennista professionista,
forse non straordinariamente dotato, ma comunque capace di calcare i campi di Wimbledon
e del Roland Garros senza sfigurare; è universalmente riconosciuto come uno dei
maggiori esperti di tennis del mondo, tanto che nel 2006 è stato addirittura
inserito nell’International Tennis Hall of Fame per via del numero e della
qualità delle sue pubblicazioni in merito.
Quindi si parla di due voci
decisamente competenti sull’argomento, ma la competenza non era di certo la
loro unica qualità: nelle loro colorite telecronache su Mediaset, Tele+ o Sky
che fosse, riuscivano ad essere divertenti, creativi, dotati di quella comicità
lieve che scende delicata e intelligente sulle cose, eleganti ed educati, ma
mai riverenti né ossequiosi, anzi talvolta caustici al limite di una benevola
malignità.
Innumerevoli le loro
“invenzioni” entrate nel mito di questo sport, dai circoletti rossi con cui
sottolineavano uno scambio di alto livello appena concluso, che grazie a
Clerici diventavano rosa per le signore tenniste, ai nomignoli coi quali lo
stesso chiamava giocatori e giocatrici, come Andreino (Agassi), Coriolano
(Coria) o Serenona (Williams).
Tra i tanti momenti
indimenticabili che ci hanno regalato questi due fenomeni, semplicemente
fantastico quello in cui Clerici cominciò una telecronaca da solo e con un
malcelato disagio legato all’assenza del suo compagno di microfono,
misteriosamente scomparso poco prima; col passare dei minuti il buon Gianni
stava cominciando a mostrare evidenti segni di squilibrio, lamentandosi ormai palesemente
anche con gli spettatori per la latitanza di Tommasi…fino a che questi,
improvvisamente, riapparve in cabina di commento, pronto per la partita. Al
sarcastico ed infastidito incalzare di Clerici sul dove fosse finito, Rino
rispose seraficamente “Ero andato a mangiarmi un panino, peraltro davvero
ottimo!”
Impossibile non menzionare
poi le occasioni in cui Clerici si scagliava con titanica furia contro i
registi dei tornei, rei di inquadrare la celebrità di turno seduta sugli spalti anziché riproporre uno scambio degno di nota
che era appena stato giocato, oppure i numerosi dialoghi surreali cui ci hanno
fatto assistere, tra i quali quello dove Clerici disse “A Tommasi invidio la
memoria”, e Tommasi in risposta “A Clerici invidio la fantasia. Lui le cose se
le inventa e poi le fa diventare vere”.
Infine, quel meraviglioso
“Bongo, bongo, bongo, me ne vado fino in Congo”, la canzoncina di Sordiana memoria con cui nel 2005
cominciarono in coro la telecronaca della finale di Indian Wells tra Federer e
Hewitt, intro musicale che era già diventata, da anni, la “sigla ufficiale” con
cui solevano aprire gli Australian Open.
Insomma, due monumenti del
giornalismo e dello sport che sapevano anche non prendersi troppo sul serio,
due voci indimenticabili che hanno certamente contribuito a rendere il tennis più
affascinante di quanto già non lo fosse, e l’hanno fatto
riempiendo i momenti morti del gioco (e non solo quelli) con simpatia, intelligenza
e leggerezza…quella leggerezza che ormai è cosa sempre più rara…perché, come
diceva Italo Calvino…
“Prendete la vita con
leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose
dall’alto, non avere macigni sul cuore”
Roborio
Clerici e Tommasi
cominciano la telecronaca della finale di Indian Wells del 2005