venerdì 29 maggio 2020


IL CAPITANO VARENNE




“Il Capitano”, questo il soprannome che identifica universalmente Varenne, ha festeggiato da pochi giorni il suo venticinquesimo compleanno (l’equivalente di 70-75 anni per gli uomini), un campione che ha fatto conoscere l’ippica anche a molti non appassionati di questo sport.

Ha girato il mondo, mettendosi alle spalle i migliori interpreti francesi, statunitensi, svedesi e tedeschi nei vari grandi premi; ha tenuto incollati al teleschermo gli sportivi italiani che avevano imparato a conoscerlo.

È per l’ippica quello che Alberto Tomba fu per lo sci. Uno al cancelletto e l’altro dietro la macchina dello starter, pronti a gettarsi a tutta velocità verso il traguardo: erano una sentenza!

Varenne è nato il 19 maggio 1995, in provincia di Ferrara, nell’allevamento Zenzalino, anche se il primo proprietario fu Dubois, un allenatore-driver francese (che lo portò prima in Normandia e poi a Bolgheri, in Toscana). 

Il suo nome è ispirato alla strada in cui si trova l’ambasciata italiana a Parigi.

Il 4 aprile 1998 avvenne l’esordio che, però, non fu fortunato: arrivò primo ma venne squalificato perché “ruppe” (in gergo quando un trottatore comincia a galoppare).
La prestazione attirò, comunque, l’attenzione degli appassionati.

Prima venne acquistato dal driver veneto Pietro Bezzecchi che, dopo un’accurata visita veterinaria, riscontrò un problema in una zampa e chiese l’annullamento dell’accordo (immagino si stia mangiando non solo le mani, ma anche le braccia).

I maggiori guidatori italiani si interessarono a Varenne, ma la spuntò il romano Giampaolo Minnucci, per conto di un appassionato di cavalli napoletano, Enzo Giordano: se lo aggiudicò per 180.000.000 di Lire; cifra alta ma non esorbitante.

Si racconta anche che abbia rischiato di finire nelle mani di Luciano Moggi, da sempre proprietario di cavalli da corsa, che però scelse un suo concorrente, che ebbe molta meno fortuna.

Il nuovo proprietario lo trasferì a vivere in provincia di Roma, dove si fermò poi per tutto il periodo agonistico.

Qui nasce il connubio con l’allenatore finlandese Jori Turja e con il suo team, in particolare con Iina Rastas, la ragazza che lo ha accudito, che passava tutta la giornata con lui; viaggiava con Il Capitano in tutto il mondo, era la sua ombra. Ha raccontato, nelle varie interviste, che Varenne capiva perfettamente il finlandese, oltre, ovviamente, all’italiano.

Giampaolo Minnucci & Varenne

L’ultimo tassello è rappresentato dal driver, il romano Giampaolo Minnucci, che siederà sul sulki in 70 delle 73 gare corse da Varenne.

Come i veri campioni, è sempre stato caratterialmente calmo e rilassato, elegante e determinato: entrava in pista e raggiungeva l’obiettivo, che partisse con i numeri più bassi, in seconda o in terza fila.

Nel 1998 corre tredici corse: ne vince 8, due volte arriva secondo ed una volta terzo (oltre alla squalifica nel già citato esordio). Tra queste, il trionfo nel Derby italiano di trotto a Roma, la gara più importante per gli indigeni di 3 anni.

Nel 1999 fa l’amplein: 14 su 14. Praticamente tutti i Grandi Premi più importanti del nostro paese: a Torino come a Milano, a Roma come a Napoli.

In tanti cominciano ad amare questo cavallo. Gli ippodromi di tutta Italia si riempiono all’inverosimile per poterlo vedere dal vivo e l’audience in TV raggiunge picchi mai toccati prima. È a tutti gli effetti una star.


Nell’autunno di quell’anno comincia a mettere le sue narici oltre confine e, come al solito, vince, regolando i suoi rivali in Germania come a Parigi.

Dal 2000 comincia a misurarsi con i migliori trottatori del mondo (trionfando in Svezia e Francia), oltre a continuare il dominio a casa nostra. Per dare l’idea del suo valore, in quell'anno la SNAI ne rileva il 50% della proprietà per la bellezza di 7 miliardi di Lire.

La sua dimensione è ormai internazionale, vince nuovamente in Svezia, Francia e Germania e vince il cosiddetto Grand Slam: Prix d’Amerique (Francia), Lotteria (Agnano) e Elitloppet (Svezia).

Trionfo al Prix d'Amerique nel 2001

Un fenomeno del genere non poteva limitarsi al vecchio continente, perciò viene portato anche in quello americano.
E lui cosa fa? Naturalmente, vince, in Canada come negli Stati Uniti, due vittorie su due! 

Negli Stati Uniti trionfa, per distacco, nella Breeders Crown, nel New Jersey, la corsa più importante del circuito americano, dove, tra l’altro, stabilisce il tempo record mondiale.


Il 2002 è l’ultimo anno di attività e lui decide di congedarsi come solo un campione può fare: bissa ovviamente il Grand Slam e sbriciola i record di tutte le piste. 

Chiude con 62 vittorie su 73 corse.

Se tutto quanto scritto fino ad ora non bastasse per fare comprendere perfettamente la sua levatura, aggiungo che è l’unico cavallo al mondo ad aver ottenuto il titolo di “Cavallo dell’anno” in tre diversi paesi: Italia (tre volte), Francia (due) e Stati Uniti (uno). Nel 2001, ha vinto in tutti e tre!

E ancora: è l’unico trottatore al mondo ad avere vinto, nella stessa stagione, le corse più importanti del pianeta (anno 2001).

Detiene tutt’ora il record mondiale di somme vinte: € 6.038.417.

Dopo il suo ritiro, avvenuto il 28 settembre 2002, si sposta a Vigone, in provincia di Torino dove si è dedicato alla riproduzione, generando più di 2000 puledri. I contenitori del suo seme, sono stati spediti in tutto il mondo.

A carriera finita ha fatto passerelle in molti ippodromi italiani ricevendo l’amore di tutti i suoi tifosi; come in tanti si sono recati a Vigone a salutare Il Capitano che non si è negato a nessuno, grazie al suo stupendo carattere.

Dall’agosto 2019 alloggia in provincia di Pavia, dove continua a scorrazzare felice per il paddock e continua a ricevere tanti visitatori che accoglie con la solita simpatia, perchè ha sempre gradito stare vicino ai suoi tifosi, farsi fotografare o accarezzare.

Grazie ancora, Capitano, goditi prati e coccole, le hai meritate!


Panino






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