Il Robin Hood del calcio
Per
motivi anagrafici, ho imparato a conoscere Brian Howard Clough grazie a un bel
libro e al film tratto dal medesimo: “The damned United” (Il maledetto United) di David Peace.
Clough
nasce il 21 marzo 1935 a Middlesbrough ed è il classico attaccante inglese,
rognoso, ottimo colpitore di testa, con un buon tiro; un lottatore che non si
tira indietro se c’è da fare “a sportellate”.
Ha
militato nel Middlesbrough e nel Sunderland, nelle quali ha collezionato 274 presenze,
realizzando 251 gol, quasi totalmente in Second Division.
La
sua carriera si è interrotta a 28 anni ancora da compiere, a causa di un brutto
infortunio.
Questo
ha fatto sì che, a soli 30 anni, sia il più giovane allenatore del Regno Unito
quando, dopo le giovanili del Sunderland, nell’ottobre del 1965, passa alla guida
dell’Hartlepools United.
Brian
è un personaggio difficile da gestire, spigoloso, talvolta arrogante; è
scostante, permaloso, testardo ma anche ironico e geniale.
Le
sue squadre praticano, un calcio che, in parte, si discosta da quello della
tradizione inglese dell’epoca (basato su corsa, cross e scontri fisici al
limite della regolarità), aggiungendo giocate palla a terra e la ricerca di azioni
manovrate: “Se Dio avesse voluto che si giocasse fra le nuvole, avrebbe messo
l’erba lassù”.
Statua di Clough e Taylor a Derby |
Si dice che accanto ad un grande personaggio ci sia sempre una grande donna; nel nostro
caso, però, è un uomo: il suo amico inseparabile Peter Thomas Taylor, persona
con un carattere riflessivo, con grandi doti di mediatore, che utilizza spesso
per ricomporre situazioni spigolose e spiacevoli create da Brian.
È proprio Clough a chiamare il suo amico per affiancarlo, dopo essere stati
compagni di squadra nel Middlesborough.
Il
legame è così solido che, quando il proprietario dell’Hartlepools licenzia
Taylor per motivi economici, Brian si infuria: “O lo riassume, o me ne vado”. E
così si ritrovano disoccupati.
Taylor è un ottimo osservatore ed è grazie ai suoi suggerimenti che vengono
acquistati ragazzi perfetti per il gioco di Clough. Brian si fida ciecamente di
Peter e dei suoi consigli.
Le
squadre allenate da Clough non sono costruite a suon di sterline, né sono
infarcite di fenomeni; qualche ottimo giocatore, affiancato da pedine
congeniali al gioco di Clough.
Da
sempre tifoso del Derby County, nel 1967 corona il sogno di sedere sulla
panchina del vetusto Baseball Gound.
I
Rams languono da molti anni in Second Division, la prima stagione serve per
mettere le fondamenta della squadra che, l’anno successivo, concluderà al primo
posto il torneo, centrando la promozione in First Division, l’attuale Premier
League.
Nel
campionato 1971/72 nasce la rivalità con Dan Revie, coach del Leeds United con
il quale lottano spalla a spalla per il titolo. Rivalità che accompagnerà gran
parte della carriera dei due, ispirati da concetti calcistici totalmente
differenti.
Clough
accusa il Leeds di praticare un calcio “sporco”, con molti falli, proteste
continue per condizionare gli arbitri.
Revie
e Clough non se le mandano a dire, e ogni occasione è buona per stuzzicarsi.
A
rendere più teso il rapporto, un campionato tiratissimo, con Leeds
e Derby in lotta per il titolo fino al termine.
Clough (a sinistra) e Revie |
Nell’ultima
giornata, il Derby County sconfigge il Liverpool 1-0 e lo scavalca in
classifica: Derby 58 punti e Liverpool 57. A 57 ci sono anche il Manchester
City, che ha perso qualche giorno prima contro l’Ipswitch Town, e il Leeds, che
batte il Chelsea. Leeds che, però, ha ancora da giocare il recupero, con il
Wolverhampton Wonderers, che non ha più nulla da chiedere al torneo, anzi
attende di giocare le finali di andata e ritorno di Coppa UEFA contro il
Tottenham. Al Leeds basta un punto per laurearsi campione, grazie al vantaggio
nella differenza reti.
Al
Molineux avviene l’incredibile: i Wolves vincono 2-1 e il Derby County è
campione d’Inghilterra!
Taylor
e la squadra apprendono la notizia quando sono in tournee in Spagna, mentre Clough è in vacanza in Italia con la famiglia.
La
vittoria permette di disputare la Coppa dei Campioni e anche lì dimostra le
sue qualità: la corsa si ferma in una contestatissima finale di ritorno, contro
la Juventus, con Clough e Taylor che accusano gli avversari di essere entrati,
più volte, nello spogliatoio dell’arbitro per condizionarne la direzione di
gara. Nel dopo partita, si lasciò andare urlando, verso i giornalisti italiani:
«No cheating
bastards will I talk to; I will not talk to any cheating bastards!» (Non voglio
parlare con nessun imbroglione bastardo).
Il
rapporto con il Derby termina con le dimissioni alla fine della stagione
1972/73, a causa dei dissidi con il presidente Longson, infastidito dalla
figura ingombrante del suo tecnico che oscura i suoi meriti agli occhi di
critica e tifosi.
Il
divorzio dai Rams lascia il segno, inizia un periodo buio e difficile della
carriera.
Accetta
di andare ad allenare il Brighton&Hove Albion, in Third Division, allettato
da un buon contratto, ma Peter Taylor non lo segue.
L’esperienza
dura solo otto mesi, perché viene chiamato dal Leeds, per sostituire il
“nemico” Dan Revie, al quale affidano la guida della Nazionale inglese.
A
Leeds va ancora peggio che a Brighton. Non entra mai in sintonia con la
squadra, a cominciare dal suo leader, il nazionale scozzese Billy Bremner.
Erano tutti fedelissimi di Revie e non ha giovato il fatto che Clough cercasse in tutti i modi di cambiare ogni aspetto legato al suo predecessore.
Proprio
quando sembra che la sua carriera sia destinata a un rapido declino, viene
chiamato dal Nottingham Forest.
Al
Forest scrive le pagine più importanti della storia del club, ovviamente con
Peter Taylor.
Si
ripete il copione già visto a Derby: partenza dalla Second Division, un anno
per conoscere l’ambiente e promozione in quello successivo.
Da
neopromossa, con qualche innesto di qualità, porta il Forest, nel 1977/78, al
“double”: primo campionato inglese e prima League Cup della storia della
Società.
Nella
sua seconda avventura in Coppa dei Campioni, centra l’obiettivo. Una cavalcata
trionfale: 5 vittorie, un pareggio e zero sconfitte. In finale batte il Malmoe
1-0.
La
vittoria del trofeo gli permette di partecipare all’edizione 1979/80: concede
il bis, battendo in finale l’Amburgo, sempre 1-0.
E
così, il Nottingham Forest è l’unica squadra ad avere vinto più Coppe Campioni
che campionati nazionali.
Dal
1984 al 1993 allena anche suo figlio, Nigel, buon centrocampista offensivo
oltre che del Forest, anche di Liverpool e Manchester City.
Resta
al Nottingham per 18 anni ed è la sua ultima squadra.
Oltre
ai due scudetti e alle due Coppe dei Campioni, in bacheca ci sono anche: una
Supercoppa UEFA, una Charity Shield e quattro League Cup.
È stato inserito nella Hall of fame del calcio inglese.
Ci
ha lasciato nel 2004, a soli 69 anni.
Panino
Gli strisciati di Venaria lasciano sempre un bel ricordo a quelli che incontrano nel loro cammino
RispondiEliminaGià...:)
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