lunedì 22 giugno 2020


Il Robin Hood del calcio



Per motivi anagrafici, ho imparato a conoscere Brian Howard Clough grazie a un bel libro e al film tratto dal medesimo: “The damned United” (Il maledetto United) di David Peace.

Clough nasce il 21 marzo 1935 a Middlesbrough ed è il classico attaccante inglese, rognoso, ottimo colpitore di testa, con un buon tiro; un lottatore che non si tira indietro se c’è da fare “a sportellate”.
Ha militato nel Middlesbrough e nel Sunderland, nelle quali ha collezionato 274 presenze, realizzando 251 gol, quasi totalmente in Second Division.

La sua carriera si è interrotta a 28 anni ancora da compiere, a causa di un brutto infortunio.
Questo ha fatto sì che, a soli 30 anni, sia il più giovane allenatore del Regno Unito quando, dopo le giovanili del Sunderland, nell’ottobre del 1965, passa alla guida dell’Hartlepools United.

Brian è un personaggio difficile da gestire, spigoloso, talvolta arrogante; è scostante, permaloso, testardo ma anche ironico e geniale.

Le sue squadre praticano, un calcio che, in parte, si discosta da quello della tradizione inglese dell’epoca (basato su corsa, cross e scontri fisici al limite della regolarità), aggiungendo giocate palla a terra e la ricerca di azioni manovrate: “Se Dio avesse voluto che si giocasse fra le nuvole, avrebbe messo l’erba lassù”.

Statua di Clough e Taylor a Derby 

Si dice che accanto ad un grande personaggio ci sia sempre una grande donna; nel nostro caso, però, è un uomo: il suo amico inseparabile Peter Thomas Taylor, persona con un carattere riflessivo, con grandi doti di mediatore, che utilizza spesso per ricomporre situazioni spigolose e spiacevoli create da Brian.

È proprio Clough a chiamare il suo amico per affiancarlo, dopo essere stati compagni di squadra nel Middlesborough.

Il legame è così solido che, quando il proprietario dell’Hartlepools licenzia Taylor per motivi economici, Brian si infuria: “O lo riassume, o me ne vado”. E così si ritrovano disoccupati.

Taylor è un ottimo osservatore ed è grazie ai suoi suggerimenti che vengono acquistati ragazzi perfetti per il gioco di Clough. Brian si fida ciecamente di Peter e dei suoi consigli.

Le squadre allenate da Clough non sono costruite a suon di sterline, né sono infarcite di fenomeni; qualche ottimo giocatore, affiancato da pedine congeniali al gioco di Clough.


Da sempre tifoso del Derby County, nel 1967 corona il sogno di sedere sulla panchina del vetusto Baseball Gound.

I Rams languono da molti anni in Second Division, la prima stagione serve per mettere le fondamenta della squadra che, l’anno successivo, concluderà al primo posto il torneo, centrando la promozione in First Division, l’attuale Premier League.

Nel campionato 1971/72 nasce la rivalità con Dan Revie, coach del Leeds United con il quale lottano spalla a spalla per il titolo. Rivalità che accompagnerà gran parte della carriera dei due, ispirati da concetti calcistici totalmente differenti.

Clough accusa il Leeds di praticare un calcio “sporco”, con molti falli, proteste continue per condizionare gli arbitri.
Revie e Clough non se le mandano a dire, e ogni occasione è buona per stuzzicarsi.
A rendere più teso il rapporto, un campionato tiratissimo, con Leeds e Derby in lotta per il titolo fino al termine.

Clough (a sinistra) e Revie
Nell’ultima giornata, il Derby County sconfigge il Liverpool 1-0 e lo scavalca in classifica: Derby 58 punti e Liverpool 57. A 57 ci sono anche il Manchester City, che ha perso qualche giorno prima contro l’Ipswitch Town, e il Leeds, che batte il Chelsea. Leeds che, però, ha ancora da giocare il recupero, con il Wolverhampton Wonderers, che non ha più nulla da chiedere al torneo, anzi attende di giocare le finali di andata e ritorno di Coppa UEFA contro il Tottenham. Al Leeds basta un punto per laurearsi campione, grazie al vantaggio nella differenza reti.
Al Molineux avviene l’incredibile: i Wolves vincono 2-1 e il Derby County è campione d’Inghilterra!

Taylor e la squadra apprendono la notizia quando sono in tournee in Spagna, mentre Clough è in vacanza in Italia con la famiglia.

La vittoria permette di disputare la Coppa dei Campioni e anche lì dimostra le sue qualità: la corsa si ferma in una contestatissima finale di ritorno, contro la Juventus, con Clough e Taylor che accusano gli avversari di essere entrati, più volte, nello spogliatoio dell’arbitro per condizionarne la direzione di gara. Nel dopo partita, si lasciò andare urlando, verso i giornalisti italiani: «No cheating bastards will I talk to; I will not talk to any cheating bastards!» (Non voglio parlare con nessun imbroglione bastardo).  

Il rapporto con il Derby termina con le dimissioni alla fine della stagione 1972/73, a causa dei dissidi con il presidente Longson, infastidito dalla figura ingombrante del suo tecnico che oscura i suoi meriti agli occhi di critica e tifosi.

Il divorzio dai Rams lascia il segno, inizia un periodo buio e difficile della carriera.
Accetta di andare ad allenare il Brighton&Hove Albion, in Third Division, allettato da un buon contratto, ma Peter Taylor non lo segue.
L’esperienza dura solo otto mesi, perché viene chiamato dal Leeds, per sostituire il “nemico” Dan Revie, al quale affidano la guida della Nazionale inglese.

A Leeds va ancora peggio che a Brighton. Non entra mai in sintonia con la squadra, a cominciare dal suo leader, il nazionale scozzese Billy Bremner. Erano tutti fedelissimi di Revie e non ha giovato il fatto che Clough cercasse in tutti i modi di cambiare ogni aspetto legato al suo predecessore.

Proprio quando sembra che la sua carriera sia destinata a un rapido declino, viene chiamato dal Nottingham Forest.


Al Forest scrive le pagine più importanti della storia del club, ovviamente con Peter Taylor.
Si ripete il copione già visto a Derby: partenza dalla Second Division, un anno per conoscere l’ambiente e promozione in quello successivo.

Da neopromossa, con qualche innesto di qualità, porta il Forest, nel 1977/78, al “double”: primo campionato inglese e prima League Cup della storia della Società.


Nella sua seconda avventura in Coppa dei Campioni, centra l’obiettivo. Una cavalcata trionfale: 5 vittorie, un pareggio e zero sconfitte. In finale batte il Malmoe 1-0.

La vittoria del trofeo gli permette di partecipare all’edizione 1979/80: concede il bis, battendo in finale l’Amburgo, sempre 1-0.


E così, il Nottingham Forest è l’unica squadra ad avere vinto più Coppe Campioni che campionati nazionali.

Dal 1984 al 1993 allena anche suo figlio, Nigel, buon centrocampista offensivo oltre che del Forest, anche di Liverpool e Manchester City.

Resta al Nottingham per 18 anni ed è la sua ultima squadra.
Oltre ai due scudetti e alle due Coppe dei Campioni, in bacheca ci sono anche: una Supercoppa UEFA, una Charity Shield e quattro League Cup.

È stato inserito nella Hall of fame del calcio inglese.

Ci ha lasciato nel 2004, a soli 69 anni.


Panino






2 commenti:

  1. Gli strisciati di Venaria lasciano sempre un bel ricordo a quelli che incontrano nel loro cammino

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