L'INCREDIBILE FINALE DEL 1989
Questa
volta ci occupiamo di pallacanestro italiana e più precisamente della partita
più imprevedibile, folle e ricca di polemiche che sia mai stata giocata.
E’
il 27 maggio 1989, siamo a Livorno, più precisamente all’interno del PalaMacchia gremito all’inverosimile. Si sta giocando la quinta partita della finale
scudetto tra la Libertas Liburnia Basket, sponsorizzata Enichem, e la
Pallacanestro Olimpia Milano, sponsorizzata Philips.
Livorno
gioca in casa, grazie al secondo posto in classifica. Nei play-off si è
sbarazzata delle due Bolognesi (2-0 alla Fortitudo ai quarti e 2-1 alla Virtus
in semifinale).
Più
tortuoso il cammino di Milano che, dopo il quinto posto nella stagione
regolare, elimina Desio agli ottavi (2-1), Treviso nei quarti (2-0) e, in
semifinale, la prima in classifica, Pesaro (2-0).
In
realtà gara 1 è stata vinta da Pesaro, che si è vista assegnare la sconfitta
2-0 a tavolino, a causa di una monetina, lanciata dagli spalti, che ha colpito sul cranio Dino Meneghin.
Milano
è il solito squadrone: il già citato “monumento” Dino Meneghin, McAdoo,
D’Antoni, Premier, Pittis, Pessina e King guidati da coach Casalini, braccio
destro di Dan Peterson per 9 anni e promosso ina capo allenatore l’anno prima.
Livorno
ha una rosa di qualità, meno profonda dell’Olimpia, magistralmente allenata da
Alberto Bucci: Fantozzi, che ne diventerà una bandiera, Carera, Alexis, Tonut,
Forti e un giovane De Raffaele che trionferà, in Italia e in Europa, molti anni
dopo, come coach della Reyer Venezia.
Ci
sono tutti gli ingredienti per un grande spettacolo, ma nemmeno il miglior
sceneggiatore di film thriller avrebbe potuto creare un finale così.
Mancano
34 secondi alla sirena, Milano conduce 86-85 con possesso palla.
La sfera viene
gestita da Mike D’Antoni che fa scorrere il cronometro, a 7 secondi dal termine
serve Premier, posizionato sulla linea dei tre punti che, pressato, è costretto
a un tiro affrettato, si alza in sospensione, la palla rotea ma incoccia sul
ferro.
Il
rimbalzo è preda del livornese Alexis e a quel punto mancano 4 secondi alla
fine. L’americano serve rapidamente Fantozzi (cognome che certo non è sinonimo
di buoni presagi), che riceve poco prima della metà campo. Palleggia per 4/5
metri e poi serve con un passaggio perfetto Andrea Forti, liberissimo sotto
canestro. Appoggio al tabellone e due punti.
L’arbitro
Grotti, che è vicino al tabellone, assegna il +2 e anche un fallo a favore dello
stesso Forti.
Nulla si sa di cosa abbia deciso o visto l’altro direttore di
gara, il Signor Zeppilli, che era in una posizione migliore per vedere il cronometro e per verificare se
la palla a spicchi avesse lasciato le mani del livornese, prima della sirena o
dopo.
A
questo punto succede il finimondo: i giocatori di Milano esultano, la maggior
parte correndo verso gli spogliatoi, perché credono
il canestro sia avvenuto a tempo scaduto; quelli di Livorno fanno altrettanto,
convinti che la realizzazione sia avvenuta in tempo utile.
Al
suono della sirena, decine di tifosi, avevano invaso il parquet per festeggiare
e abbracciare i loro beniamini, ritenendo avessero vinto il titolo.
Anche
il commentatore RAI, Gianni De Cleva, è in piena, comprensibile, confusione. La
sua postazione, infatti, è a bordo campo, sommersa dai tifosi e non può avere
certezze sulla validità o meno del canestro: in un primo momento annuncia
“dovrebbe essere vittoria di Milano, la sirena era già suonata!”.
Ovviamente
restando in attesa di comunicazioni ufficiali da parte degli giudici di gara
e/o degli arbitri, che erano scappati negli spogliatoi.
Mentre
regna l’incertezza, Premier, che è uno dei pochi giocatori milanesi rimasti sul
terreno di gioco, circondato, discute con un gruppo di tifosi, quando viene
colpito alle spalle da uno di questi (successivamente si scoprirà essere un
addetto della Società livornese).
Con i nervi a fior di pelle per la tensione,
reagisce sferrando un pugno all’assalitore.
Nasce un parapiglia che viene sedato,
a fatica, da due giocatori di Livorno, da un dirigente di Milano e dalla decina
di Carabinieri presenti.
Premier |
Premier, mentre viene portato, a forza, negli
spogliatoi, si lascia andare a un gesto, prolungato, poco signorile verso i
tifosi avversari.
Dopo
circa due minuti dal tiro sferrato da Forti, si alza un boato e il buon De
Cleva annuncia che “una decisione del tavolo rovescia il verdetto”.
Quindi
Livorno campione, confermato dalla sovra impressione della RAI a tutto schermo.
Ad
avvalorare l’incertezza che si respira, il collegamento TV si chiude con i
festeggiamenti dei tifosi di casa, con tanto di bandierone, mentre il compianto
Franco Lauro (dal campo) e De Cleva rimandano ai telegiornali per avere il
verdetto definitivo.
Il
TG1 delle 20 assegna il titolo ai toscani mentre, al TG2 delle 20.30 e sul
Televideo l’esito viene ribaltato.
Zeppilli
negli spogliatoi aveva dichiarato che il canestro non poteva essere valido
perché lui aveva visto, con certezza, che era stato scoccato dopo il suono
della sirena.
Versione
che ha confermato ancora qualche anno fa, spiegandolo sul libro di Flavio
Tranquillo: “Altro tiro, altro giro, altro regalo”.
Racconta che si trovava in posizione perfetta,
alle spalle di Fantozzi, con una buona visuale su Forti e molto vicino al
tavolo dei giudici. Di lì ha potuto sentire, nitidamente, la sirena nel momento
in cui Forti stava ricevendo la sfera, di fatto, annullando immediatamente la
realizzazione.
Lo stesso ex direttore di gara dichiara anche
che gli ufficiali di campo non hanno mai segnato né a referto né a tabellone i due punti a Livorno.
Il
caso viene analizzato a fondo, nell’edizione della Domenica Sportiva, da Carlo
Sassi che trasmise un fermo immagine che dava ragione a Zeppilli.
Di
contro, a Livorno, sostennero e sostengono tutt’ora che le immagini fossero leggermente sfalsate rispetto al cronometro in campo (anche pochi millesimi di
secondo sono determinanti in questi frangenti).
E
così le proteste dei tifosi labronici si unirono a quelle dei pesaresi, che
non avevano affatto gradito la sconfitta a tavolino della semifinale.
Livorno
si giocò l’ultima carta presentando un reclamo, perché al milanese King erano
stati fischiati 5 falli e nonostante ciò continuò a giocare. Ricorso respinto perché,
secondo i giudici, si era trattato
di un errore tecnico, ma per i regolamenti federali non poteva essere oggetto per
un reclamo.
Dopo
trent’anni circa, ancora non si hanno certezze sulla validità o meno del
canestro, ognuno rimane convinto di avere ragione tra i tifosi ma anche tra i
giocatori.
Panino
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