lunedì 6 luglio 2020


L'INCREDIBILE FINALE DEL 1989


Questa volta ci occupiamo di pallacanestro italiana e più precisamente della partita più imprevedibile, folle e ricca di polemiche che sia mai stata giocata.

E’ il 27 maggio 1989, siamo a Livorno, più precisamente all’interno del PalaMacchia gremito all’inverosimile. Si sta giocando la quinta partita della finale scudetto tra la Libertas Liburnia Basket, sponsorizzata Enichem, e la Pallacanestro Olimpia Milano, sponsorizzata Philips.

Livorno gioca in casa, grazie al secondo posto in classifica. Nei play-off si è sbarazzata delle due Bolognesi (2-0 alla Fortitudo ai quarti e 2-1 alla Virtus in semifinale).

Più tortuoso il cammino di Milano che, dopo il quinto posto nella stagione regolare, elimina Desio agli ottavi (2-1), Treviso nei quarti (2-0) e, in semifinale, la prima in classifica, Pesaro (2-0).
In realtà gara 1 è stata vinta da Pesaro, che si è vista assegnare la sconfitta 2-0 a tavolino, a causa di una monetina, lanciata dagli spalti, che ha colpito sul cranio Dino Meneghin.


Milano è il solito squadrone: il già citato “monumento” Dino Meneghin, McAdoo, D’Antoni, Premier, Pittis, Pessina e King guidati da coach Casalini, braccio destro di Dan Peterson per 9 anni e promosso ina capo allenatore l’anno prima.


Livorno ha una rosa di qualità, meno profonda dell’Olimpia, magistralmente allenata da Alberto Bucci: Fantozzi, che ne diventerà una bandiera, Carera, Alexis, Tonut, Forti e un giovane De Raffaele che trionferà, in Italia e in Europa, molti anni dopo, come coach della Reyer Venezia.

Ci sono tutti gli ingredienti per un grande spettacolo, ma nemmeno il miglior sceneggiatore di film thriller avrebbe potuto creare un finale così.

Mancano 34 secondi alla sirena, Milano conduce 86-85 con possesso palla. 
La sfera viene gestita da Mike D’Antoni che fa scorrere il cronometro, a 7 secondi dal termine serve Premier, posizionato sulla linea dei tre punti che, pressato, è costretto a un tiro affrettato, si alza in sospensione, la palla rotea ma  incoccia sul ferro.

Il rimbalzo è preda del livornese Alexis e a quel punto mancano 4 secondi alla fine. L’americano serve rapidamente Fantozzi (cognome che certo non è sinonimo di buoni presagi), che riceve poco prima della metà campo. Palleggia per 4/5 metri e poi serve con un passaggio perfetto Andrea Forti, liberissimo sotto canestro. Appoggio al tabellone e due punti.


L’arbitro Grotti, che è vicino al tabellone, assegna il +2 e anche un fallo a favore dello stesso Forti. 

Nulla si sa di cosa abbia deciso o visto l’altro direttore di gara, il Signor Zeppilli, che era in una posizione migliore per vedere il cronometro e per verificare se la palla a spicchi avesse lasciato le mani del livornese, prima della sirena o dopo.

A questo punto succede il finimondo: i giocatori di Milano esultano, la maggior parte correndo verso gli spogliatoi, perché credono il canestro sia avvenuto a tempo scaduto; quelli di Livorno fanno altrettanto, convinti che la realizzazione sia avvenuta in tempo utile.

Al suono della sirena, decine di tifosi, avevano invaso il parquet per festeggiare e abbracciare i loro beniamini, ritenendo avessero vinto il titolo.

Anche il commentatore RAI, Gianni De Cleva, è in piena, comprensibile, confusione. La sua postazione, infatti, è a bordo campo, sommersa dai tifosi e non può avere certezze sulla validità o meno del canestro: in un primo momento annuncia “dovrebbe essere vittoria di Milano, la sirena era già suonata!”.

Ovviamente restando in attesa di comunicazioni ufficiali da parte degli giudici di gara e/o degli arbitri, che erano scappati negli spogliatoi.

Mentre regna l’incertezza, Premier, che è uno dei pochi giocatori milanesi rimasti sul terreno di gioco, circondato, discute con un gruppo di tifosi, quando viene colpito alle spalle da uno di questi (successivamente si scoprirà essere un addetto della Società livornese). 
Con i nervi a fior di pelle per la tensione, reagisce sferrando un pugno all’assalitore. 
Nasce un parapiglia che viene sedato, a fatica, da due giocatori di Livorno, da un dirigente di Milano e dalla decina di Carabinieri presenti.

Premier

Premier, mentre viene portato, a forza, negli spogliatoi, si lascia andare a un gesto, prolungato, poco signorile verso i tifosi avversari.

Dopo circa due minuti dal tiro sferrato da Forti, si alza un boato e il buon De Cleva annuncia che “una decisione del tavolo rovescia il verdetto”. 

Quindi Livorno campione, confermato dalla sovra impressione della RAI a tutto schermo.

Ad avvalorare l’incertezza che si respira, il collegamento TV si chiude con i festeggiamenti dei tifosi di casa, con tanto di bandierone, mentre il compianto Franco Lauro (dal campo) e De Cleva rimandano ai telegiornali per avere il verdetto definitivo.

Il TG1 delle 20 assegna il titolo ai toscani mentre, al TG2 delle 20.30 e sul Televideo l’esito viene ribaltato.


Zeppilli negli spogliatoi aveva dichiarato che il canestro non poteva essere valido perché lui aveva visto, con certezza, che era stato scoccato dopo il suono della sirena.
Versione che ha confermato ancora qualche anno fa, spiegandolo sul libro di Flavio Tranquillo: “Altro tiro, altro giro, altro regalo”.
Racconta che si trovava in posizione perfetta, alle spalle di Fantozzi, con una buona visuale su Forti e molto vicino al tavolo dei giudici. Di lì ha potuto sentire, nitidamente, la sirena nel momento in cui Forti stava ricevendo la sfera, di fatto, annullando immediatamente la realizzazione.

Lo stesso ex direttore di gara dichiara anche che gli ufficiali di campo non hanno mai segnato né a referto né a tabellone i due punti a Livorno.

Il caso viene analizzato a fondo, nell’edizione della Domenica Sportiva, da Carlo Sassi che trasmise un fermo immagine che dava ragione a Zeppilli.

Di contro, a Livorno, sostennero e sostengono tutt’ora che le immagini fossero leggermente sfalsate rispetto al cronometro in campo (anche pochi millesimi di secondo sono determinanti in questi frangenti).

E così le proteste dei tifosi labronici si unirono a quelle dei pesaresi, che non avevano affatto gradito la sconfitta a tavolino della semifinale.

Livorno si giocò l’ultima carta presentando un reclamo, perché al milanese King erano stati fischiati 5 falli e nonostante ciò continuò a giocare. Ricorso respinto perché, secondo i giudici, si era trattato di un errore tecnico, ma per i regolamenti federali non poteva essere oggetto per un reclamo.

Dopo trent’anni circa, ancora non si hanno certezze sulla validità o meno del canestro, ognuno rimane convinto di avere ragione tra i tifosi ma anche tra i giocatori.


Panino




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