lunedì 3 agosto 2020



IL NOSTRO GIOCO





Agosto 1995. Primo pomeriggio.

Un diciannovenne magrissimo arriva in spiaggia. La sua spiaggia, quella dove ogni anno passa tutta l’estate, e quando dico tutta l’estate intendo almeno due mesi pieni, se non due e mezzo, da metà giugno a fine agosto. La spiaggia dove conosce praticamente tutti, persino quelli che non conosce, e dove ha già trovato, tra le tante cose, alcuni meravigliosi amici che resteranno al suo fianco per tutta la vita, anche se ancora non lo sa.

Il giovane entra in cabina, si toglie la maglietta, esce e chiude la porta, con una di quelle chiavi col portachiavi in legno che smarriva regolarmente, in pratica ogni estate, per la gioia di bagnini e proprietari di spiaggia.

Poi si gira e va verso una delle tante belle giornate di quegli anni felici…e subito incontra uno degli amici cui accennavo, uno dei suoi migliori amici di sempre, che lo guarda e gli dice: “Uhè, ti andrebbe di cominciare un gioco quest’anno? Mi ha chiesto di organizzare la cosa il fidanzato di mia cugina. Io in realtà ‘sto gioco già lo faccio…te ne avevo parlato…ma lo farei volentieri anche con te e gli altri: si chiama FANTACALCIO.

Tutto cominciò così.

Ogni storia ha un suo inizio. E quell'inizio io lo ricordo in modo davvero limpido.

Sì, lo scarno diciannovenne ero io, e l’amico che mi parlò per la prima volta di quel gioco era il co-autore di questo Blog.

Non avevo la più pallida idea che quel pomeriggio sarebbe iniziato un qualcosa che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita.

Non avevo il benché minimo sentore che sarei stato catapultato nel gioco più diabolico, divertente, ansiogeno, appassionante, tensivo, esaltante, deprimente, coinvolgente, alienante, bello, difficile, strategico, fortunoso, meritocratico, cabalistico, logico, scaramantico, assurdo, creativo e folle che abbia mai provato.

E soprattutto, in un viaggio attraverso il tempo e l’amicizia che mai avrei potuto immaginare.

Già, perché cos’è il Fantacalcio, se non questo?

Ok, ok, va bene, prima di ogni altra cosa le regole.

Per i pochi che non lo sapessero e per i tanti a cui non frega assolutamente nulla, il Fantacalcio è un gioco di strategia basato sul calcio giocato nella realtà, a cui solitamente partecipano 8 giocatori, ma si può giocare da un minimo di 4 ad un massimo di 10 persone (anche se non escludo che esistano leghe composte solamente da due partecipanti, o viceversa da 12 o più).

I giocatori si riuniscono da qualche parte, tradizionalmente in un pub o a casa di qualcuno, a fine agosto o i primi di settembre, cioè quando parte la Serie A, e in quella sede partecipano ad un’asta di calciomercato virtuale dove ognuno compone la propria squadra.

Queste FANTA squadre si scontrano quindi tra loro durante tutto l’anno, di weekend in weekend, secondo un calendario di campionato e uno o più tabelloni di coppa che si protraggono fino al termine della reale stagione calcistica.

In ogni partita ciascun partecipante sceglie 11 titolari tra i 25 della propria rosa, li “schiera in campo” e li confronta con gli 11 della squadra dell’avversario: in base ai gol fatti dai calciatori (nella realtà), ai gol subiti dai portieri, alle ammonizioni, alle espulsioni, ai rigori parati, a quelli falliti e ai voti che i giornalisti di un certo quotidiano sportivo danno ai 22 giocatori in campo, si raggiungono dei coefficienti numerici, detti Totali Squadra.

Dal confronto dei Totali Squadra delle due compagini che si stanno affrontando si vince, si perde o si pareggia.

Fine.

Queste, in breve sostanza, le regole del gioco.

Niente di troppo complicato, insomma.

Ma vi suggerisco di non sottovalutare le dinamiche di questa mostruosa macchina infernale.

Chi non ha mai giocato al Fanta, ad esempio, non può minimamente comprendere come ci si possa sentire quando i calciatori della tua squadra che giocano negli anticipi del sabato segnano tre gol e prendono voti altissimi…e poi quelli del tuo avversario ne segnano cinque nelle partite della domenica e finisci così col perdere rovinosamente.

Per non parlare dell’incubo dei calci di rigore, dove puoi passare in una frazione di secondo dalla gloria del +3 che il rigore segnato regala al tuo Totale Squadra, al dramma del -3 in cui ti fa precipitare l’inetto di turno che sbaglia dagli 11 metri.

E poi c’è il calendario, dove può succedere che tu faccia 12 gol contro uno che non arriva a farne neanche mezzo, “sprecando” quindi 11 gol, perché quella squadraccia di falliti l’avresti battuta anche se avessi segnato una sola rete…così come può succedere che, dopo settimane che i tuoi non la buttavano dentro neanche con le mani, tu faccia quei 12 gol contro uno che ne fa 14, così anziché gli 11 di prima stavolta li hai sprecati tutti e 12.

E quando tutti quei gol li hai fatti, sì, ma ne hai lasciati più della metà in panchina? Uno psicodramma frequente e assolutamente inaffrontabile.

Tra qualche anno, o forse già da adesso, non è impossibile ipotizzare che un giocatore di Fantacalcio possa frequentare regolarmente lo studio di uno psicologo.

Io, probabilmente, sarò il primo a finirci.

Viceversa può anche andare tutto bene. Ma proprio tutto.

Ad esempio, può succedere di schierare come ultimo panchinaro un attaccante che ha fatto una tripletta e preso un 9 in pagella, disgrazia ineguagliabile…ma prima che il fanta-allenatore in questione parta con le lamentazioni e le bestemmie, o talvolta anche ben dopo aver cominciato quel mantra, si scopre che uno degli attaccanti titolari ha avuto (nella realtà) un attacco di dissenteria poco prima del fischio d’inizio, e che gli altri due giocatori che precedevano in panchina l’autore della tripletta, la notte prima del match, abbiano partecipato ad una rissa in discoteca e siano stati sbattuti fuori squadra (sempre nella realtà).

Risultato? Entra in campo il panchinaro goleador e l’avversario viene inopinatamente annientato.

Oppure si può avere l’incontrovertibile culo di imbattersi nei giornalisti innamorati di un tuo giocatore, che anche se la squadra in cui milita ne becca mediamente cinque a partita e lui fa il difensore, non c’è verso di vedere un’insufficienza che sia una in tutta la stagione, anche se quella squadra retrocede come ultima in classifica e lui ha contribuito al tracollo con una mezza dozzina di autogol.

Insomma, ci si incazza tantissimo e ci si esalta tantissimo. Dipende soprattutto dal modo con cui la sorte ha deciso di venirci incontro, al netto di quanto si possa essere abili a comporre la propria squadra e intuitivi nello schierarla in campo.

E questo è solo un accenno di quel che può succedere durante una stagione votata al Fantacalcio e vissuta disperatamente.

Ma, in fondo, tutto ciò non è nulla paragonato a quel che è la vera natura del Fanta: quella di tenersi stretti. Tenersi stretti attraverso il tempo e non perdersi mai.

Questo è successo nella nostra lega. Questo sta ancora succedendo. Da 25 anni, cosa che la rende peraltro una delle fanta-leghe certamente più antiche d’Italia.

C’è chi si è sposato. Chi ha fatto un figlio. Chi ne ha fatti tre. Chi si è trasferito negli Stati Uniti, chi “solo” in Austria o a Rimini. C’è chi se n’è andato dalla lega e poi è tornato. C’è chi se n’è andato e basta, ma dopo tutti gli anni di Fanta e di amicizia, è come se giocasse ancora con noi. E poi c’è chi se n’è andato per sempre, non solo dal Fantacalcio, per non tornare mai più. Ma ride e vive ancora con noi, giorno dopo giorno, anno dopo anno. È dentro di noi, e non se ne andrà mai dal posto in cui è sempre stato, che è poi il posto dove ognuno di noi tiene gli altri.

Insomma, niente e nessuno ha potuto fermare questo nostro piccolo mondo.

Neanche tutte le discussioni e le polemiche che questo gioco talvolta ingenera.

Perché obiettivamente ci si diverte moltissimo, si ride tanto e ci si piglia per il culo a morte…ma, come vi ho detto, ci si incazza anche non poco, ci si confronta con forza, ogni tanto addirittura si litiga e ci scappa qualche insulto. Ma poi tutto torna subito al posto giusto, in un attimo si torna a scherzare e a far casino, perché le incomprensioni e i pochissimi momenti di scazzo vengono dimenticati in fretta, e quel che resta è sempre e soltanto un sorriso.

Stiamo giocando da ben 25 anni, qualcuno in realtà da un po’ meno, ma continuiamo ad essere entusiasti ogni volta che si riparte, a settembre, e un po’ tristi ogni volta che si finisce, a fine maggio (quest’anno ad agosto, giusto ieri).

Perché il Fantacalcio è il Fantacalcio, anche se gli altri non lo capiscono.

Il Fanta NON è solo un gioco.

È un qualcosa di molto più grande, che va al di là di tante definizioni che gli vanno sempre troppo strette.

E poi è una cosa nostra. Solo nostra.

Il Fantacalcio insomma, siamo NOI.

Siamo quelli che ci sono, quelli che c’erano e quelli che ci saranno…e siamo quelli che ci sono sempre stati e non se ne andranno mai, anche se se ne sono già andati.

Quest’articolo è per tutti coloro che avranno la voglia di leggerlo, come tutti gli altri che ho scritto.

Ma è sopratutto per voi, Fabrizio, Federico, Marco, Federico, Nello, Vincenzo, Davide e Davide. E per Jacopo. Tanto per Jacopo.

La maggior parte di voi che leggete non capirà, ma…Forza Von Doom!!! Sempre!

E W il Fanta.


Roborio